lunedì 17 gennaio 2011

La carta contro il web: siamo proprio un paese strano




Il nostro è davvero un paese strano. Riutilizziamo anche noi questo luogo comune tanto inflazionato, perché crediamo che tanto ciò non sarà spiegato mai abbastanza. Proviamo a fare la nostra parte.

Viviamo in un paese dove il Presidente del Consiglio controlla almeno(se non di più) la metà del potere mediatico. E i suoi oppositori politici, quando ne ebbero l'occasione, non provarono nemmeno a regolare questo "vulnus". Ma questo lo stiamo sentendo e leggendo da anni, mentre la situazione continua a peggiorare.

Vogliamo, invece, porre l'attenzione su quella che ormai appare una guerra dichiarata all'interno del mondo editoriale: carta stampata contro nuovi media. Proprio commentando questo dato ci permettiamo di dare dello "strano" al nostro paese. Se gran parte della carta stampata denuncia il conflitto di interessi sopra ricordato, chi complessivamente la rappresenta dovrebbe avere la lungimiranza di non attaccare frontalmente e superficialmente chi racconta l'Italia attraverso altri mezzi. Dunque veniamo ai fatti.

Il 12 gennaio scorso a Bergamo si è tenuta la seconda giornata del 26° congresso nazionale del sindacato dei giornalisti. La relazione della giunta esecutiva del FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) conteneva anche la seguente definizione: "concorrenza quasi sleale", riferita all'attività dei nuovi strumenti di comunicazione, in primo luogo quelli che utilizzano Internet.

Aigol(Associazione Italiana Giornali On-Line) ha prontamente risposto attraverso le parole del suo presidente Marcel Vulpis.
Si tratta di una presunta concorrenza sleale, che non trova conferma, sotto alcun punto di vista, nel panorama attuale tricolore. L’apertura del mercato dell’informazione e la crescita delle testate online devono essere vissuti come opportunità, non come elementi ostili. L’editoria online è una “risorsa” da tutelare, non un presunto nemico da osteggiare.
L’unica concorrenza sleale che, invece, tocchiamo quotidianamente con mano è quella delle provvidenze per l’editoria (spesso a pioggia), di cui la carta stampata gode da anni e che, invece, l’online non ha mai conosciuto.
Siamo felici, però, che l’FNSI, per voce del suo segretario, parli di “concorrenza sleale”, perchè, a questo punto, andremo a fondo per capire, nei fatti, chi la esercita concretamente (e soprattutto chi si trova in “posizione dominante” rispetto ad altri competitor)”.
Guido Scorza, su Wired.it, commenta così la vicenda.
“Le dichiarazioni della FIEG sembrano quelle del bue che dice cornuto all’asino.
Proprio la FIEG, infatti, quale titolare del 49,5% delle quote sociali della Audipress S.r.l. – la principale società italiana di indagini di mercato relative alla lettura dei giornali e periodici – è, in questi mesi, al centro di un’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato nell’ambito della quale si contesta all’Audipress di aver abusato della propria posizione dominante non diffondendo i dati relativi alle vendite di quotidiani e periodici tra il 2008 ed il 2009.
L’ipotesi oggetto di attenzione da parte dell’AGCM è che l’Audipress abbia deliberatamente sospeso la diffusione di tali dati per occultare il crollo delle vendite delle edizioni cartacee e salvaguardare, in questo modo, i propri interessi ovvero garantirsi che gli investitori pubblicitari continuassero ad acquistare spazi pubblicitari su carta anziché migrare verso i nuovi media.
Scrive, infatti, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato nel proprio provvedimento di avvio dell’istruttoria: “In conclusione, i comportamenti descritti, in assenza di obiettive giustificazioni, appaiono evidenziare una strategia di Audipress finalizzata ad impedire la diffusione dei dati di lettura di quotidiani e periodici a partire dall’inizio del 2009. In particolare, detti comportamenti risultano strumentali ad ostacolare la diffusione di informazioni idonee a consentire una valorizzazione aggiornata degli spazi pubblicitari offerti dalle testate, alla luce dell’evoluzione del settore della stampa.”.
Come se non bastasse, proprio ieri l'AGCM ha pubblicato gli impegni con i quali l'Audipress vorrebbe sottrarsi alle contestazioni dell'Autorità, impegni attraverso i quali, in sostanza, la società controllata dalla FIEG e dalle agenzie di pubblicità, vorrebbe riservarsi, anche per il futuro, il diritto di non pubblicare i risultati delle proprie rilevazioni, sebbene attraverso un procedimento, formalmente, più complesso ed articolato di quello che ha portato alla decisione contestata.
Ci vuole davvero coraggio, in una simile posizione, a accusare i nuovi media di fare “concorrenza quasi sleale” alla carta”.
Scorza conclude questo suo articolo con le seguenti parole, che noi condividiamo pienamente.
“Internet non è nemico né della buona informazione, né del giornalismo e né dell’editoria moderna ed illuminata ma è – e per fortuna – un invincibile alfiere dell’innovazione contro la gerontocrazia che continua a governare vecchi ambienti e sistemi”.
Se un magnate dell’editoria di livello planetario, Ruper Murdoch, sta aspettando la nuova creatura iNewspaper(“l’edicola digitale”) di Steve Jobs per lanciare il suo nuovo quotidiano solo Online The Daily, un motivo ci sarà. Non si tratta di amore gratuito verso Internet o i nuovi supporti tecnologici.
Ecco perché ci viene da pensare che siamo in ogni caso un paese strano. O siamo lontani anni luce da un gerontocrate non italiano come Rupert Murdoch; o comunque individuiamo di volta in volta un colpevole diverso per spiegare il perché l’editoria italiana non se la passa bene e teme un futuro ancor più difficile.
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