giovedì 7 ottobre 2010

Il mostro non era Internet


Pure la vicenda tristissima e allarmante di Sarah Scazzi evidenzia quanto è deleteria la tv italiana. Diciamo ancora una volta che non se ne può più. Ma appare tutto sempre più cristallizzato nell'indecenza e nella non realtà.

Posto l'articolo di un amico che ha saputo comunicare, molto prima di me, questo disagio da tempo diventato insofferenza. Insofferenza verso quello "strumento" televisivo che non si fa scrupoli nemmeno davanti a una madre che scopre definitivamente la figlia ammazzata in casa. Inutile la retorica del difendere la presentatrice che si è trovata per caso "nei guai". La colpa "è del sistema", come talvolta si trova scritto sui muri da decenni? Almeno pare della televisione, della nostra società, altro che "solo di Internét".


IL WEB E LA MORTE DI SARA 
di Marco Esposito per THE WEEK


Ho riflettuto molto prima di scrivere queste righe. Mi sono chiesto se, per rispetto di Sarah e della sua famiglia, non fosse più giusto rimandare questa riflessione ad un secondo momento. Ma ritengo che sia giusto mettere ora il dito in una piaga dell'informazione nostrana, di quella dei mainstream media in particolare.
Come scrive brillantemente sul suo blog oggi Vittorio Zambardino l'assassino di Sarah "Non era Facebook. Era lo zio Michele". Il giornalista di Repubblica mette sotto i suoi riflettori il vizio dell'informazione nostrana di creare un "colpevole" preventivo, un imputato perfetto da additare. Una volta gli immigrati, una volta Facebook, internet o la rete. 
In questo paese una parte rilevante dei media racconta il web come una sorta di girone dantescocomposto esclusivamente da pedofili, adescatori e mostri. Una sorta di coacervo del peggio che si possa trovare in giro. Il più delle volte, poi, si scopre che il mostro "da sbattere in prima pagina", è molto più vicino del presunto "Orco digitale". 
E' ora di dire basta a questo modo di descrivere il web. Solo l'altra sera, a Porta a Porta, Bruno Vespa,non nuovo ad episodi di criminalizzazione della rete, chiedeva - con fare di rimprovero - alla madre di Sarah se fosse al corrente del fatto che "Sua figlia frequentasse Facebook". Come a dire: è chiaro che se tu permetti a tua figlia di "frequentare questi postacci" poi sparisce di casa rischiando di fare una brutta fine. E di seguito un bel giro di sociologi e psicologi pronti a spiegarci l'isolamento che crea la dipendenza dalla rete, i pericoli della Chat, i genitori che non devono far usare Internet ai figli, gli appuntamenti segreti che nascono dalle Chat. E via con il servizio con le interviste alle minorenni che vengono "adescate su Facebook". "Un ragazzo in chat mi ha chiesto se ci potevamo incontrare. Ma io l'ho rimosso dagli amici" è costretta ad ammettere un'adolescente inquadrata sotto il collo. 
E' anche questo un problema generazionale. Abbiamo dei "vecchi" giornalisti che comunicano uno "strumento" che non conoscono. E lo comunicano per luoghi comuni e in maniera "oscurantista". Il tutto si risolve in una sorta di cane che si morde la coda. Abbiamo giornalisti vecchi che descrivono in maniera raccapricciante un qualcosa che non conoscono ad un pubblico altrettanto vecchio ed altrettanto ignorante in maniera
La rete è un "mondo". E dentro al "mondo" troviamo un po' di tutto: il bene (molto) il neutro, l'interessante, il superfluo (moltissimo), il brutto e il cattivo. E ovviamente troviamo anche il sesso, perché il sesso fa parte della nostra vita, anzi è uno dei pensieri dominanti delle nostre esistenze.  
Non è più possibile continuare a lasciare che i soliti volti della tv italiana continuino a massacrare l'immagine della rete davanti agli occhi dei cittadini. Internet rappresenta la grande opportunità di questo paese. L'uso del web deve essere incoraggiato, sostenuto e sviluppato. Internet è un luogo di grandi occasioni, non di mostri.  
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