giovedì 15 marzo 2012

Ibra: genio e pazzia


Mi sono rimasti molto impressi gli occhi minacciosi di Ibra rivolti a Vera Spadini, la giornalista di Sky che al termine di Milan-Lecce si è vista arrivare addosso un “Ca**o guardi?” e pure il ferma capelli dello svedese. La colpa della giornalista è stata rivolgergli una domanda scomoda.

Tutti hanno subito commentato e ricamato sopra, ovviamente e giustamente. Si è andati dal “nervoso” al “gran cafone”. Al di là delle banalità che piace sentir ripetere, io mi voglio soffermare su una in particolare, perché mi pare quella più significativa confermata da quest’episodio.

Zlatan Ibrahimovic ha un peso incredibile dentro e fuori dal campo. E lui lo ricorda a chiunque ad ogni occasione, in qualunque maniera capiti e collocandosi senza problemi al di sopra del politicamente corretto. Lo ricorda ai compagni in campo (e anche all’allenatore Allegri), lo ricorda agli avversari, lo ricorda ai giornalisti e agli addetti ai lavori. Il Milan, dal canto suo, evita in modo scientifico qualsiasi intervento paternalistico che vada a riprendere il suo attaccante. Soprattutto in questa fase della stagione.

La squadra rossonera pensa bene, invece, di chiarire e rimettere a posto le situazioni sgradevoli che Ibra può creare. Tornando all’ultimo episodio, ad esempio, invia a Spadini 19 rose, tante quanti sono ad oggi i gol segnati dallo svedese.

Sembrerebbe che il genio deve essere salvaguardato dalla pazzia, o meglio, della pazzia, per quanto concretamente pericolosa, devono essere affrontate e risolte solo le conseguenze. Ma bisogna evitare di aggredirla perché c’è il rischio di compromettere il genio.
Ibrahimovic è all’apice della sua carriera. Con squadre di club ha vinto ogni campionato in cui ha giocato. Sappiamo a memoria che è dal 2004 che ciò succede, dove c’è Ibra si vince la massima serie di calcio. Due con l’Ajax (uno nel 2001/2002), due con la Juve (seppur uno revocato ma tanto era passato all’Internazionale), tre con l’Inter, uno col Barcellona, uno col Milan.

A prescindere dai risultati della nazionale svedese, ad Ibra è risaputo che manchi una consacrazione in competizioni internazionali. Anzi, a questo proposito subisce il rovescio della medaglia: se è vero che dove c’è lui si vince il campionato, è anche vero che con lui non si vince la Coppa. La vecchia e sognata “Coppa dei Campioni” ora Champions League. Addirittura a Barcellona negli ultimi tre anni l’hanno vinta 2 volte, e l’hanno mancata proprio nell’anno di Ibra in Catalogna.

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