lunedì 14 maggio 2012

Aspettando rottamazioni italiane non sportive


Gli amanti del calcio sono reduci da un ultimo turno molto emozionante dei campionati europei, di almeno due massime serie. La Premier League che si è conclusa ieri è stata davvero qualcosa di severamente vietato per i deboli di cuore.

I tifosi del Manchester City al 91o stavano realizzando di essersi illusi ancora una volta, che nemmeno dopo 44 anni fosse tornato il loro momento di gloria. A molti ci è tornato in mente lo straordinario film Fever Pitch, dedicato all’Arsenal della stagione 1988/1989, ma che calzava a pennello pure per questo campionato e per questa ultima giornata della squadra di Roberto Mancini. Amici miei hanno addirittura previsto doverosi futuri film su questo Manchester City, che ha regalato e ri-strappato il titolo ai cugini dello United in 3 minuti al 94o.

La nostra Serie A, invece, nell’ultima giornata doveva ancora dirci “solo” chi avrebbe vinto definitivamente la sfida per il terzo posto, e chi sarebbe stata la terza squadra a retrocedere. E, infatti, i riflettori si sono spostati, giustamente, su altro. Su qualcosa per cui questo calcio, miliardario e pieno di elementi marci, riesce ancora ad emozionare, e molto. Ieri c’è stato l’addio degli ultimi giocatori rappresentativi del nostro calcio, del nostro campionato, per la mia generazione, pure dei calciatori conosciuti all’asilo.

Ieri hanno salutato Alessandro Del Piero e Filippo Inzaghi, due campioni del mondo, due che hanno vinto davvero tutto, ma nemmeno loro vengono risparmiati dal tempo che passa per tutti. Da questo punto di vista, tornando alla Premier, più o meno forzatamente, viene facile commentare che alla fine è stata la vittoria di Balotelli, Aguero e Mancini, contro gli immortali Giggs e Ferguson.

 Ritornando in Italia, piccolo excursus: sarebbe il caso di far notare una certa differenza nel saluto regalato dalle rispettive squadre a questi due campioni. Da un lato Alessandro Del Piero che da solo fa un giro di campo mentre ancora la partita non è terminata. Dall’altro Pippo Inzaghi, che insieme ai “senatori” del Milan, Rino Gattuso, Sandro Nesta, Gianluca Zambrota e Clarence Seedorf (ancora in forse) che hanno salutato, sono stati messi al centro di un pomeriggio in cui la sincerità e gli occhi lucidi sembrano aver vinto sulla retorica. Entrambi hanno segnato nella loro ultima partita, Inzaghi ancora decisivo con un gol di rapina; Del Piero ancora con una pennellata da “Pinturicchio”.

 Al di là di questo, su cui tra ieri e oggi troviamo pagine su pagine, cartacee e telematiche, fa riflettere, molto banalmente, come “la rottamazione” nel calcio, essendo uno sport, accomuna il nostro “vecchio” paese agli altri, senza guardare in faccia ai successi e alla forma ancora presente di chi va a interessare. Ripeto, molto banalmente, viene da fare il confronto con una classe politica e dirigenziale in generale, che molto difficilmente trova, o è costretta a trovare, “occasioni” per fare altrettanto.

In ogni caso quando capita accade per scandali mostruosi.E la... continua a leggere su The Week | permalink

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