mercoledì 20 luglio 2011

Walter. Che alleni


4 anni fa, mi ero candidato contro con chi se l'era sentita. Sto parlando delle primarie fondative del Pd.

Oggi, invece, mi sono liberato una serata appositamente per andare a sentirlo, a quella che è ormai ritornata ad essere la vecchia Festa dell'Unità (di Roma) dopo la parentesi "Democratic party", parentesi avuta proprio "sotto" di lui. (Così avrò onorato anche questo 2011, dopo esser andato almeno una volta anche all'Umbria Jazz sabato scorso).

Allora lui era sempre lui, ma sostenuto da tutta la cosiddetta nomenclatura. Tutta. Che alla fine, analisi semplicistiche a parte, ha fagocitato quello in cui lui dice ancora di credere. Il partito democratico italiano. Ora, in due parole, è in minoranza. E abbandonato da tanti, altri ci pensano 7 volte prima di farsi vedere in giro.

In fondo, andare ad offrire una presenza in più, vale la pena anche solo per un fatto semplicissimo. Perché alla fine ha senso scrivere Walter nel titolo e non dover essere costretti a scrivere Veltroni come è obbligatorio altrove. Tutto il resto è populismo da tifosi miopi, come ricordare di andare in Africa.

Tutto vero, ma sperando, sempre e comunque, che qualcuno, proprio come lui, cominci seriamente a fare solamente l'allenatore e lasci il ring (dentro e fuori il partito) ad altri. Forza, coraggio. Tutti hanno diritto ad una speranza. Pure i democratici dello stivale. E che nessuno mi chiami la neuro! | permalink

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