martedì 28 febbraio 2012

Dal privilegio al merito


"Il mondo cui ci affacciamo ci pare follemente bipartito: da un lato i privilegi acquisiti, dall'altro le occasioni perse. Dal guado in cui rischiamo di essere intrappolati, non tolleriamo che le posizioni su un argomento tanto delicato cedano alla banalizzazione del partito preso".

Martedì scorso una lettera che ho firmato insieme ad altri 18 ragazzi è stata pubblicata dal Corriere della Sera e conteneva anche il precedente estratto. Il nostro intento non era riuscire ad ottenere, in qualche modo, più riflettori possibili. Il nostro obiettivo era far parlare il più possibile dei contenuti che in questa lettera avevamo cercato di inserire al meglio, in maniera evidentemente sincera e chiara.

Oltretutto pure il titolo rispettava oltremodo il testo: "Non lasciate i giovani fuori dal tavolo. La sfida è passare dal privilegio al merito".

Il dato che ci premeva sottolineare è molto semplice e allo stesso banale, la "scoperta dell'acqua calda" si dice dalle mie parti. Ossia che al tavolo dove in questi giorni si sta realizzando la riforma del mercato del lavoro non esistono rappresentanti ufficiali dei cosiddetti "giovani". Stiamo parlando di italiani sotto i 40 anni, che sono quasi trenta milioni di persone. Invece, sono presenti sindacati e imprese, che legittimamente e giustamente sono lì a difendere gli interessi dei proprio iscritti.

L'idea della lettera è nata anche dalla consapevolezza che questa nostra non presenza al tavolo "che conta" noi la imputiamo in parte pure a nostre responsabilità ben precise. Personalmente ripeto da anni, e in modo noioso oramai, che non riusciamo a organizzarci e quindi ad essere incisivi. I sindacati hanno milioni di iscritti. Noi, invece, ci dividiamo tra giovanili di partito dove in pochissimi se la cantano e se la suonano, e sindacati studenteschi che sembrano far sentire la loro voce principalmente nel periodo autunnale pre-natalizio, con qualche aggiunta tra marzo e aprile.

In 19 ci siamo ritrovati a condividere un'idea semplicissima: immettere un nostro punto di vista in un dibattito nel quale non ci ritrovavamo rappresentati da nessuna delle opinioni che risuonavano per lo stivale. E qui ci tengo a fare chiarezza su un primo elemento. Abbiamo firmato in 19, ma potevamo essere 17 o 32, anzi, in verità, noi non volevamo firmare proprio. L'insieme dei nomi è frutto esclusivamente della volontà di consegnare(tramite semplice email) subito al dibattito queste idee, di chi grazie alla rete le aveva condivise in quel momento. Ma, come poi abbiamo avuto conferma, si tratta di idee su cui non possiamo rivendicare la paternità dell'opera in pieno, perché ci sono giunte tante mail e commenti di approvazione e condivisione. E proprio questo era quello che ci aspettavamo, che speravamo, e da cui arriva la vera soddisfazione per aver avuto questa iniziativa totalmente spontanea.

Volutamente non siamo entrati nei tecnicismi delle soluzioni. A prescindere dal fatto che con un governo di tecnici sarebbe stato palesemente ridicolo, volevamo dare esclusivamente un pungolo positivo al Presidente Monti e ai suoi ministri(Fornero in primis), affinché si ricordino di tener fede alle parole che liberamente hanno deciso di voler usare: "dobbiamo rappresentare e fare l'interesse, anche e soprattutto, delle giovani generazioni e di quelli che ancora devono nascere".

Scrivendo che auspichiamo che "si valutino il merito, creatività e talento: si premino i più bravi attraverso un nobile sistema di incentivi economici e sociali", sappiamo di essere in sintonia con questo governo in cui, ripeto, riponiamo la nostra fiducia, ma allo stesso tempo giorno dopo giorno ripetiamo di dare concretezza, a queste parole, e di fare presto.

Come sempre ci sono i detrattori del caso. Quelli del dito e non della luna. Quelli che invece delle idee mirano, prima di tutto, a delegittimare chi quelle idee l'ha espresse, e poi se rimane ancora del "coraggio da tastiera" si prova a entrare nel merito delle questioni.

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