martedì 8 febbraio 2011

Non toccate Gobetti


Con estremo ritardo scrivo il mio umile commento sull'editoriale di oggi di Repubblica, firmato da Ezio Mauro. Accampo più o meno questa scusante: forse facevo il liceo quando sono stato "fomentato" così tanto da un fondo di Repubblica.
Aggiungo le poche e istantanee parole con cui ho corredato il link all'articolo postato su facebook. Come tutti gli altri status qui almeno rimangono in un archivio. Non volano via.

VIVA L'AZIONISMO, alla faccia dei berlusconiani e dei dalemiani...aaaaaaaah, l'ho detto!!!
NON TOCCATE GOBETTI!

Sottolineo alcuni passaggi dell'articolo di Mauro, che a mio piacimento spiegano in maniera discreta il mio urlo facebookiano di sopra. Credo che si capisca abbastanza bene il perché Berlusconi tema questi fenomeni, ha capito che non ci sono solo quelli che sanno parlare e scrivere bene a pensarla così. E credo che si capisca bene anche perché il Partito democratico faccia ancora fatica a nascere...

(...)
Eppure la storia breve del Partito d'Azione è una storia di fallimenti, che nel sistema politico ha lasciato una traccia ormai indistinguibile. Gli ultimi eredi di quell'avventura, nata prima nella Resistenza e proseguita poi più nelle università e nelle professioni che nella politica, sono ormai molto vecchi, o se ne sono andati, appartati com'erano vissuti, in case piene di libri più che di potere. Ma l'idea dev'essere davvero formidabile se ha attraversato sessant'anni di storia repubblicana diventando il bersaglio dell'intolleranza di tutte le destre che il Paese ha conosciuto, vecchie e nuove, mascherate e trionfanti, intellettuali e padronali: fino ad oggi, quando si conferma come il fantasma d'elezione, fisso e ossessivo, persino di questa variante tardo-berlusconiana normalmente occupata in faccende ben più impegnative, personali ed urgenti.
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gli azionisti sono pericolosi due volte. Perché non portano in sé il peccato originale del comunismo, che contrassegna gran parte della sinistra italiana, e perché non scelgono l'anticomunismo, come dovrebbe fare ogni buon liberale. Anzi, questo liberalismo di sinistra rifiuta l'equidistanza tra fascismo e comunismo, che porta il partito del Premier e i suoi giornali addirittura a proporre la cancellazione della festa della Liberazione, come se il 25 aprile non fosse la data che celebra un accadimento nazionale concreto e storico, la fine della dittatura, ma solo una sovrastruttura simbolica a fini ideologici. Così, Bobbio denuncia come la nuova equidistanza tra antifascismo e anticomunismo finisca spesso ormai per portare ad un'altra equidistanza, "abominevole": quella tra fascismo e antifascismo.
(...)
Guglielmo Giannini, d'altra parte, sull'"Uomo Qualunque" derideva gli azionisti come "visi pallidi", Togliatti chiamava Parri "quel fesso". Ottima compagnia, dunque. Soltanto, converrebbe lasciar perdere Gobetti. Perché a rileggerlo, si scoprirebbe che sembra parlare di oggi quando scrive degli "intona-rumori, della grancassa, di un codazzo di adulatori pacchiani e di servi zelanti che facciano da coro", che diano "garanzia di continuità nella mistificazione", "armati gregari" che sostituiscono "la fede assente", perché "corte e pretoriani furono sempre consolatori e custodi dei regimi improvvisati con arte e difesi contro i pretendenti".
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